4. Overture prenatale
Abbiamo parlato di ‘ri-accensione dell’anima’ nel neonato quando torna a recuperare la madre prenatale attraverso il suono della madre postnatale e di quanto questa esperienza sia avverante e vivificante per lui.
Tra una poppata e l’altra, perdendo il contatto con lei, il ritmo del suo cuore, egli risponde a tale assenza (detta dell’oggetto primario) con un grido, espressione di un disagio psicofisico, che un buon ambiente interpreta in modo rapido come richiamo.
La madre, che Winnicott direbbe ‘sufficientemente buona’, a questa espressione comunicativa dà risposta con la propria vocalità, inaugurando lo specchio sonoro, da non confondere con un mero ricalco del richiamo infantile.
In virtù di tale rispecchiamento sonoro, il bambino inizia a sviluppare una primitiva consapevolezza che precede quella secondaria e visiva con la madre.
A tal proposito è utile rammentare che il nervo acustico è già completo al 3º mese di gravidanza, mentre il bambino acquista una visione simile alla nostra solo intorno al 6º mese di vita, potendo scorgere inizialmente solo i volti prospicienti il suo (la distanza tra madre e bimbo durante la poppata ne è un esempio diretto).
Questa supremazia del canale acustico su quello visivo va tenuta in seria considerazione nelle interazioni comunicative che possono essere intraprese anche a distanza quando la mamma deve raggiungere il piccolo che grida…
Precoci alterazioni di tale primordiale comunicazione vocale possono essere alla base di successivi sviluppi psicopatologici.
Lo specchio sonoro (e dunque visivo) è strutturante per il Sé e poi per l’Io soltanto a condizione che la madre esprima al bambino, nello stesso tempo, qualcosa di Sé e qualcosa di Lui oltre che qualcosa che è inerente alle qualità psichiche primarie provate dal nascente Sé del bambino.
Perciò se lo specchio sonoro o visivo rinvia al soggetto soltanto lui stesso, cioè la sua richiesta, ovvero la sua impotenza (eco), o la sua ricerca ideale (Narciso), il risultato è la disunione pulsionale che libera le pulsioni di morte e assicura loro un primato economico sulle pulsioni di vita.
Vorrei soffermarmi ad analizzare sinteticamente quali possano essere alterazioni dello specchio sonoro, con relative conseguenze su di un piano psicopatologico.
Alcuni esempi illustreranno meglio :
-la sua discordanza ritmica: quando cioè interviene in controtempo con quanto il bambino prova, attende o esprime;
– la sua rudezza: perché a volte il rispecchiamento è insufficiente, altre volte, eccessivo, passando da un estremo all’altro in modo arbitrario ed incomprensibile per il bambino;
– la sua impersonalità : laddove cioè lo specchio sonoro non informa il bambino né su quanto prova lui stesso, né su quanto la madre prova per lui, con la conseguenza che il bambino verrà poco rassicurato sul proprio Sé…
Dunque la voce si articola fra la vita e la morte, fra il linguaggio che trascende la corporeità e il grido del neonato che segna la nascita e si umanizza divenendo richiamo, modalità comunicativa, perché accolto e trasformato dall’entourage familiare.
Tramite tale interazione il bambino riceve lo statuto di soggetto.
Le implicazioni tra suono pre e post natale e sul loro agire nella formazione del pensiero del bambino verranno illustrate con attenzione in nuovi appuntamenti.