2° appuntamento con l'angolo dello ZEN
Continua la RUBRICA delle 101 STORIE ZEN a confronto con il pensiero psicoanalitico
Oggi vi propongo il breve racconto di SE AMI, AMA APERTAMENTE con una mia riflessione.
SE AMI, AMA APERTAMENTE
Venti monaci e una monaca, che si chiamava Eshun, facevano esercizio di meditazione con un certo maestro di Zen.
Nonostante la sua testa rapata e il suo abito dimesso, Eshun era molto carina. Diversi monaci si innamorarono segretamente di lei. Uno di questi le scrisse una lettera d’amore, insistendo per vederla da sola.
Eshun non rispose. Il giorno dopo il maestro fece lezione ai suoi discepoli, e alla fine della conferenza Eshun si alzò. Rivolgendosi a quello che le aveva scritto, disse: “Se veramente mi ami tanto, vieni qui e prendimi subito tra le tue braccia”
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Questa storia zen declina la manifestazione affettiva quale paradigma di una vita che possa definirsi umana.
Sprona a dare corso alle parole, ad “agire l’amore”, a non inibire lo slancio, il sentimento, l’entusiasmo.
Ci sfida ad essere e a sentire.
Non solo a concepire, ma anche a realizzare, ovvero a portare sul piano di realtà – con un moto che va da un dentro ad un fuori – nel “qui ed ora“, a dar forma e corpo a ciò esiste nel cuore e nel cervello, senza remore, a farne essenza concreta dell’esser-ci.
Dice anche che, se è vero che amiamo, non è possibile non essere-una-cosa-sola-con ciò o con chi diciamo di amare, e nascondere tale verità. E questo “essere una cosa sola con” è espressione di un sentire-zen.
Se guardo una foglia e vedo me e la foglia, sono in un pensiero duale.
Ma supero questa dicotomia se io ‘sono’ la foglia, se io ‘sento’ la foglia come parte di me stessa.
In modo analogo, amare una persona e non essere-una-cosa-sola-con essa è un inconciliabile, lacerante dualismo, laddove si ami nella genuina accezione del termine.
Questo sentire in effetti comporta un meccanismo di introiezione ( cioè un portar dentro di sé ) della figura amata, ossia una dinamica secondo cui “l’amante” la percepisca come parte integrante di se stesso.
Quello che accade è che il soggetto e l’oggetto del sentimento ( come nel caso della foglia ) sono indissolubilmente intrecciati in un’unica trama.
Essere una cosa sola, un uno, un intero, non implica necessariamente un ‘abbraccio’ sul piano di realtà, ma una comunione e condivisione dell’amore che ci alberga, un disvelamento, un’espansione che ‘abbracci’ tutto ciò che esiste intorno a noi.
In una mia lettura interpretativa, forse azzardata, ma pur sempre personale ( non me ne vogliano i puristi del tao e dintorni ), il noto cerchio zen pare non sia altro che un circolo virtuoso, il circolo dell’amore, che, non a caso , non è un cerchio perfetto come quello di Giotto, bensì socchiuso appena, ricordando con facilità un abbraccio, semiaperto perché l’amore, pur essendo a detta di certi “claustrofilico”, sempre dovrebbe lasciare spazio, ossigeno, fiducia e libertà.
In questo senso amare in modo reale non è un possedere chi si ama, bensì farsi strumento del sentimento, lasciarsi inondare da esso ed appartenere all’amore per poterlo avvertire in ogni fibra, in ogni molecola, così da esserne mossi nel mondo, verso il mondo, verso tutto.
Questa breve narrazione giunge come un invito all’ecologia dei sentimenti : a non sprecare in segreto un amore o una passione, che semanticamente deriva dal latino “studium”, e dunque una vera esortazione a non rinunciare alle proprie aspirazioni, bensì adoperarsi per una loro conversione pratica nel proprio quotidiano vivere.
Sigmund Freud affermava che : ” L’uomo energico, l’uomo di successo, è colui che riesce, a forza di lavoro, a trasformare in realtà le sue fantasie di desiderio. “
Non portare alla luce amore (o passione) fa in modo che si vada estinguendo il principio vitale che in noi alberga.
Occorre far transitare cioè il mondo ideologico attraverso la realtà fenomenologica.
Trasformare l’amore in concreto abbraccio, o un talento, una passione in un’arte, o altro ancora, applicandosi con assiduità e costanza equivale a dare senso alla propria esistenza.
Una modalità sana di ” lasciare scorrere ” , di avere fiducia in sé e nel prossimo, comunque vadano le cose ovvero, di nutrire il coraggio di sentire, di offrire-donare, che è la via più immediata per una felicità autentica.
Lasciarsi possedere dall’unione amorevole con il tutto.
Questo potrebbe essere il senso ultimo della storia zen.
PAROLE CHIAVE: MANIFESTAZIONE AFFETTIVA, SENTIMENTO, ENTUSIASMO, DUALISMO, UNITÀ, INTROIEZIONE, ESPANSIONE, ABBRACCIO, UNO, TUTTO, TAO, ZEN, SPAZIO, FIDUCIA, LIBERTÀ, AMORE, PASSIONE, ASPIRAZIONE, SIGMUND FREUD, FANTASIA, REALTÀ, QUI ED ORA, FELICITÀ
Kitagawa Utamaro, “reading Beauty”, Edo period